Alessandro Chessa - Leonardo Chessa - Piergiorgio Mulas
Le cose vivono insieme a noi, ricordano, sognano.
Anche se sono ormai dei rottami o degli scarti, possiamo farci raccontare le loro storie,
i loro ricordi, la loro visione del mondo.
Possiamo trovare traccia della loro esistenza nella memoria universale dell'Infosfera.
Queste memorie, queste immagini e questi suoni, le vediamo e li sentiamo.
Ci circondano. Restituiscono uno sguardo inedito sul futuro.
Di Splanc3 rimangono dei rottami: una fusoliera dipinta a mano,
un motore con elica turchese e uno stabilizzatore di coda rosso.
È passato tra le mani di tanti bambini. Ora non ha più bisogno delle ali per volare.
Ricomposto e appeso a un filo, può proiettare le sue memorie e i suoi sogni di aereo.
S62 è inservibile, uno scarto. Ha ascoltato le voci di mille e mille telefonate,
ma ora è in disuso, soppiantato dai cellulari che si prendono gioco di lui.
Anche in questo stato può avere un barlume di vita, provare di nuovo a connettersi col mondo,
e riproporci conversazioni antiche e nuove telefonate in lingue sconosciute e misteriose.
Napoli, 27-28-29 Ottobre 2025
MANN - Museo Archeologico Nazionale di Napoli e
ABANA - Accademia di Belle Arti di Napoli
con un lavoro dal titolo:
“All things have a life”—revitalizing waste and scrap by drawing on the universal memory paths of AI beyond fashionable aestheticization
ABSTRACT | Le macchine dotate di intelligenza artificiale (IA) possiedono intrinsecamente accesso a una forma di memoria universale, che include tracce di oggetti che hanno plasmato l'esperienza umana e sono state registrate attraverso decenni di produzione di immagini digitali (ad esempio, fotografie, film e suoni). Questo progetto di ricerca artistica esplora i percorsi mnemonici dell'IA, creando una connessione con oggetti fisici reali, rifiuti o caduti in disuso, con l'obiettivo di riattivarne la presenza e rivelare nuove possibilità di riutilizzo.
Seguendo un approccio image2image, una foto dell'oggetto in esame viene combinata con un prompt minimale che descrive il sul contesto. Il percorso mnemonico viene espresso attraverso una sequenza predeterminata di coppie di parametri – intensità di denoising e classifier–free guidance, che modulano sia la fedeltà all'immagine originale sia l'influenza del contesto del prompt. Infine, viene applicata una procedura di morphing per generare un video che collega la sequenza di immagini. Questo metodo è progettato per esplorare la più ampia gamma possibile della variabilità creativa della macchina e generare pattern visivi ricorrenti. Per la componente sonora, viene utilizzata una tecnica di prompting testuale per generare frammenti audio, che vengono poi modificati e mixati attraverso un processo di post-produzione musicale.
Piuttosto che perseguire risultati iper-estetizzanti, questo approccio cerca di interagire con le dimensioni ancestrali, poetiche e persino oscure della memoria dell'IA. L'obiettivo è liberare il processo creativo dalle convenzioni estetiche dominanti plasmate dalla cultura consumistica, adottando una prospettiva "lo-fi/lo-def" per promuovere un dialogo uomo-macchina fondato sulla co-evoluzione.
Questa ricerca propone una metodologia standardizzata per la resa visiva e sonora dei percorsi mnemonici all'intersezione tra arte visiva, IA e mondo materiale. Questo metodo è adattabile a una vasta gamma di oggetti e contesti, comprese installazioni site-specific, con l'obiettivo di stabilire una cifra artistica riconoscibile e riproducibile.
Spazio Felice 52
Roma - Via Cavallotti 52
Opening
Giovedì 25 Settembre 19:00-22:00
Venerdì 26 e Sabato 27 Settembre
10:00-13:00 e 17:00-22:00
(ingresso gratuito)
Cagliari - Via Mazzini 6
(10 metri da Piazza Martiri)
(ingresso gratuito)
Opening con DJ Set, Venerdì 25 Aprile alle 19
L'istanza estetica della Generative AI (GAI), quella che sta inondando i media di immagini e video ipercinetici e iperrealistici, anche nella direzione di falsificare la stessa realtà che vorrebbe celebrare, sembra un impulso mainstream ormai inarrestabile.
La fotografia alla fine del XIX secolo aveva spinto i pittori del movimento divisionista, battezzato a Milano nel 1891, ad andare oltre l’iper-dettaglio nella descrizione delle figure, privilegiando pennellate vibranti e filamentose, che andassero a frantumare e a ricomporre in parcelle elementari più grandi la rappresentazione della realtà, quasi a volerne rivelare il lato nascosto. Oggi GAI, la nuova tecnologia emergente, generatrice di molteplici realtà possibili, potrebbe spingerci ugualmente a infrangere la tendenza all’iper-defizione e all’iper-estetizzazione dei mondi artificiali che è in grado di creare, per sondare nel profondo l'immaginario delle macchine e portare alla luce la loro memoria grezza, visiva e sonora, anche nei suoi aspetti più reconditi e inquietanti. Nel XX secolo col futurismo, dopo l’esperienza divisionista, la tecnologia era rientrata dalla finestra da protagonista, quasi a celebrare i presunti fasti bellici che sarebbero arrivati. Quale nuovo ruolo quindi per GAI nell’attuale processo di creazione artistica?
Come in una proposta di Aeropittura aggiornata ai nostri tempi, presentiamo Splanc3, un modello prototipale di aereo frantumato e decomposto che GAI può aiutarci a rivitalizzare in un gioco di specchi, di memorie associative e riverberi sonori dall’Infosfera.
Alle soglie del XXI secolo vorremmo inaugurare un futurismo di nuova lega, che non preluda a un mondo distopico e di devastazioni, come purtroppo è già accaduto in passato, ma che faccia leva sull’innovazione tecnologica per capire meglio chi siamo, come è fatto il mondo che ci circonda, incluse tutte le cose che ci accompagnano nel nostro vivere quotidiano.
Con l’installazione Splanc3 vogliamo proporre una linea estetica di resistenza a un canone di bellezza stereotipato e massificato, governato da algoritmi fuori controllo, privilegiando un’esplorazione intimista, non edulcorata da effetti speciali digitali o automatismi ‘generativi’, nel quale emerga prepotentemente il lavoro artistico dell’essere umano. Quindi un futurismo meno celebrativo, che colga meglio gli aspetti fallibili e potenzialmente pericolosi delle nuove tecnologie dell’Intelligenza Artificiale, e che si richiami alle istanze contro culturali del movimento lo-fi/lo-def. Un futurismo scevro da entusiasmi incondizionati, che consideri anche il lato debole delle macchine, senza comunque farsi tentare da derive luddiste. Potremmo definirlo un futurismo low-profile, a bassa intensità estetica: lo-fu, per sintetizzare, dotato di un impulso espressivo meno accecante per le nostre coscienze, ma più profondo, più vicino all’insondabile del nostro essere umani e di tutti gli esseri viventi e non viventi: di tutte le cose, insomma.
Alessandro Chessa, PhD in Fisica Teorica, docente Luiss in Data Science & Artificial Intelligence e docente NABA in Machine Creativity, è stato Research Associates alla Boston University. Attualmente è CEO di Linkalab e CTO della Startup Factory Ovum. I suoi interessi scientifici vanno dall'applicazione della Meccanica Quantistica al World Wide Web, allo studio dei Grafi Sociali, per arrivare ai Big Data nell'informazione giornalistica. Recentemente si sta occupando dell’impatto dell’Intelligenza Artificiale sulla creatività umana e sulle organizzazioni aziendali.
Piergiorgio Mulas, è un artista visivo, pittore, illustratore e autore di testi per la radio e il teatro.
Negli ultimi anni ha sviluppato Magnum Chaos, un progetto di arte concettuale dedicato alla generazione e interpretazione del caos creativo, e ha dato vita a una performance permanente incentrata sul personaggio da lui ideato, Lino Toschi.
Ha collaborato come illustratore con diverse riviste e pubblicazioni e le sue opere sono state esposte in contesti nazionali e internazionali. Ha partecipato alla Biennale d’Arte Internazionale di Roma nel 2017 e ha presentato la mostra personale “Colored Archetypes” a Ginevra nel 2019.
Attualmente è impegnato a Roma con una nuova esposizione dedicata al tema dei Labirinti.
In questa sezione raccogliamo testimonianze e contributi degli amici del nostro progetto Splanc3, che in varie fasi ci hanno aiutato in qualche modo e hanno anche dato una spinta propulsiva alla sua diffusione e affermazione.
Maria Elena Capitanio. Maria Elena ci ha aiutato in una fase fondativa del progetto, un momento delicato in cui era necessario orientarci e capire bene che forma dare all'installazione e come comunicare il progetto. Maria Elena continua a esserci vicina, supportandoci nelle relazioni col mondo dell'arte e della comunicazione.
Agostino Mulas e Angelica Zanninelli. Agostino e Angelica hanno da subito aderito entusiasticamente alla nostra iniziativa e collaborato in vari modi con riunioni, cene e ospitandoci per l'inaugurazione nel loro nuovo Spazio Felice 52 a Roma (https://www.spaziofelice52.org/), dove abbiamo potuto mostrare la nostra installazione a un meraviglioso pubblico capitolino.
Marina Napoleone. Marina ci ha ospitato e accudito per tutto il periodo di sperimentazione e costruzione dell'installazione. Pensiamo che molta della sua amorevolezza dimori in quell'aereo sospeso nel vuoto.